Not Quite Nearly Fine. A cura di Giulio Squillacciotti. Con Anne Huijnen, Artun Alaska Arasli, Ben Weir, Daniel De Paula, Giulio Squillacciotti, Marie Claire Krell, Marwan Moujaes, Nour Mobarak. 15.06 – 28.07.2021
Not Quite Nearly Fine, a cura di Giulio Squillacciotti, è la prima delle due mostre proposte per il Summer Show del 2021. Il percorso si articola sul tema del linguaggio. Come dice lo stesso artista: “Una serie di ordigni narrativi mette in scena conversazioni possibili – accadute o meno, metaforiche o letterali – costruite a partire da sistemi di comunicazione per cui non esisteva un vocabolario. Not Quite Nearly Fine – letteralmente: “non abbastanza vicino al buono”, definizione presa in prestito dalla terminologia del mercato antiquario per descrivere la qualità e lo stato di conservazione di un libro antico – attraverso i lavori di Anne Huijnen, Artun Alaska Arasli, Ben Weir, Daniel de Paula, Giulio Squillacciotti, Marie Claire Krell, Marwan Moujaes e Nour Mobarak, racconta di possibili traduzioni, condizioni identitarie, tentativi e fallimenti di situazioni e relazioni interpersonali. Di quello che era e come lo ricordiamo, di quello che resta e come lo abbiamo adattato, di quello che ancora può succedere e come lo immaginiamo”. La mostra ruota intorno al concetto di scenografia del linguaggio, del non detto, della veicolazione dell’identità e mette in scena la traduzione possibile di eventi, situazioni storiche, urbanistiche, momenti personali come macro temi.
La mostra si snoda attraverso un percorso che accompagna il visitatore tra oggetti, immagini in movimento, materiali, voci e presenze iperrealiste che costruiscono un paesaggio di residui, sguardi che cercano, memorie da recuperare, identità transitorie.
Nel corso della mostra sono previste inoltre una serie di pubblicazioni relative ai temi affrontati.
La mostra si inaugura lunedì 14 giugno e terminerà il 28 luglio.
Not Quite Nearly Fine, talk con Umberto Cini, Marina Lalović,Tijana Mamula, modera Giulio Squillacciotti, 22.07.2021, ore 19.00 – 20.30, Via del Vascello, 35 Roma
La Fondazione Baruchello presenta un talk sul tema del linguaggio e della traduzione, nell’ambito della mostra Not Quite Nearly Fine curata da Giulio Squillacciotti. Interverranno: Umberto Cini, interprete-traduttore della Camera dei deputati, Marina Lalović, giornalista Rainews24, e Tijana Mamula, regista e scrittrice.
L’intervento di Umberto Cini si concentra sul contrasto tra i poli opposti della “maledizione di Babele” e della biodiversità, del molteplice come castigo e come valore; Marina Lalović, partendo dalla sua storia personale, si sofferma sulla questione delle identità e delle forti emigrazioni dalla regione balcanica, tematiche presenti nel suo libro La cicala di Belgrado (Bottega Errante Edizioni, 2021); il contributo di Tijana Mamula si concentrerà sul lavoro di adattamento letterario per il cinema, fulcro della sua recente ricerca, sulla sua esperienza di traduttrice e sul ruolo del regista in relazione alle potenzialità e ai limiti della lingua parlata e scritta.
Umberto Cini (Livorno 1957) dopo aver studiato al liceo classico cittadino, nel 1976 è stato ammesso alla classe di lettere della Scuola Normale di Pisa. Laureatosi con una tesi su Leopardi prosatore, si è trasferito a Salonicco, dove per due anni ha insegnato lingua e letteratura italiana. Da lì la sua conoscenza del greco moderno e di altre lingue lo ha portato a Bruxelles, dove per sedici anni ha lavorato come interprete simultaneo per le istituzioni europee. Nel 1999, essendo passato al servizio della Camera dei deputati, si è stabilito a Roma dove tuttora risiede. Studioso di temi politici, storici e letterari greci e mediterranei, sui quali occasionalmente pubblica articoli e saggi, attualmente sta organizzando un convegno internazionale sulla comunità mercantile greca di Livorno che si terrà a ottobre nella sua città natale.
Marina Lalović (Belgrado, ex Jugoslavia, 1981) è una giornalista serba. Nel 2000 si trasferisce in Italia dove si laurea presso Sapienza Università di Roma in Editoria e Giornalismo. Ha lavorato come redattrice al Magazine settimanale di Babel TV (canale 141 di Sky), dedicato alle questioni dell’immigrazione in Italia. È stata corrispondente da Roma per il quotidiano serbo “Politika” come anche per la radio-televisione serba, B92. Attualmente fa parte della redazione esteri di Rainews24 e collabora con Radio Rai 3.
Tijana Mamula è una regista, scrittrice e traduttrice serbo-italiana di base nel Regno Unito. Il suo lavoro, profondamente intermediale, si concentra sui processi di adattamento e contaminazione tra cinema, fotografia, letteratura e teoria. Tra i suoi cortometraggi, una trilogia sperimentale sul campo di concentramento di Jasenovac e i suoi echi nel presente (Cousins, Nightflowers e Ada, or); il documentario Obrenovac Under Water; il noir esistenziale A Happy Death, basato su alcune opere di Albert Camus; e The Writing Box, una fantasia post-post-coloniale. Ha inoltre diretto video musicali e realizzato il noto supercut Homophobic Friends. Come autrice ha pubblicato i libri Cinema and Language Loss (Routledge, 2012) e The Multilingual Screen (Bloomsbury, 2016), entrambi dedicati alla relazione tra lingua e cinema e all’impatto del multilinguismo sull’estetica cinematografica. Attualmente è impegnata in un nuovo dottorato presso la Newcastle University, nel quale esplora il potenziale filosofico dell’adattamento letterario.
Not Quite Nearly Fine è la prima mostra del progetto Summer Show 2021, giunto alla sua quinta edizione, a cui seguirà Una stagione in Slemani curata da Carlo Gabriele Tribbioli.
Parte del Summer Show 2021
15 giugno – 29 ottobre 2021
Con le mostre Not Quite Nearly Fine e Una stagione in Slemani la Fondazione Baruchello inaugura la quinta edizione del progetto Summer Show, quest’anno organizzata nell’ambito dell’ “Estate Romana 2021”.
Per questa edizione sono stati invitati due artisti, Giulio Squillacciotti e Carlo Gabriele Tribbioli, a ideare e curare ognuno un’esposizione.
Not Quite Nearly Fine e Una stagione in Slemani sono concepite come due tappe dello stesso percorso espositivo, che presentano opere di artisti nazionali e internazionali, tra i mesi di giugno e ottobre presso la Fondazione Baruchello, concentrando l’attenzione intorno a due nuclei concettuali differenti.
La scelta dell’artista nel ruolo di curatore nasce dalla volontà di presentare progetti che abbiano coinvolto altri artisti, curatori, grafici e editori in maniera inedita tale da produrre una situazione più ampia ed inclusiva che presenti una mostra come programma artistico.
Forme diverse del paesaggio e del viaggio (urbano, interiore, individuale, collettivo) tra realtà e possibili nuove riconfigurazioni degli stessi, costituiscono i punti di partenza di questo progetto ideato in un periodo che ha visto limitata la mobilità di molti.
Si tratta di tematiche che portano a indagare geografie, politiche culturali e culture, relazioni transnazionali e dislocamenti sia reali che mentali all’interno di un’ampia ricognizione di possibilità per pensare e interagire con l’altro culturale.
All’interno di questo tema, il margine di possibilità è molto ampio e include: il rapporto con la crisi attuale, l’immaginazione come risorsa, l’attivismo e lo spazio pubblico, le forme di riconfigurazione del paesaggio e delle relazioni interculturali tra linguaggio e traduzione.
Gli ingressi saranno contingentati.
Il progetto Summer Show, promosso da Roma Culture, è vincitore dell’Avviso pubblico Estate Romana 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.
La pubblicazione è stata realizzata con il contributo della Regione Lazio, Direzione Cultura e Lazio Creativo, Area Servizi Culturali e Promozione della Lettura, L.R. n. 24/2019, Piano 2021.